Loredana Carena
Special Olympics World Winter Games 2025 a Bardonecchia con il team italiano di Dance Sport
Incontro il team italiano di Dance Sport al Palazzo delle Feste di Bardonecchia nelle pause tra un’esibizione e l’altra. Il medagliere è quasi al completo. Bina Actis e Fabio Procopio hanno ricevuto la medaglia di bronzo; argento per Giada Canino e Gaia Pezzolato; Martina Zambarda ha ricevuto l’oro nell’hip hop ed Elisa Parutto, colei che ha rappresentato gli atleti di tutto il mondo portando la Fiamma della Speranza durante la cerimonia d’apertura dei Giochi Mondiali Invernali, ha raggiunto il quarto posto.
Manca solo più l’assegnazione della medaglia ad Andrea Tomasoni e a Stefano Brevi, che si sono esibiti in coppia in un valzer lento sulla note della canzone di Andrea Bocelli “Con Te Partirò” e che riceveranno la medaglia d’oro sabato 15 marzo, ultimo giorno degli Special Olympics.
L’atmosfera che si respira non è quella dell’attesa e della paura di speranze deluse. Si percepisce, al contrario, una serenità adrenalinica alimentata dalla soddisfazione di avere dato il meglio di sé sul palco del Palazzo delle Feste.
“Non è importante vincere, l’importante è partecipare – dice Marianna Cadei, coach del team azzurro insieme a Paola Janes e Carlo Zaja – Questa esperienza va oltre le medaglie. E’ un’occasione per condividere insieme sentimenti ed esperienze diverse tra cui la grande emozione prima di entrare nell’arena dell’Inalpi durante la cerimonia di inaugurazione. E’ stata adrenalina pura”.
La partecipazione agli Special Olympics 2025 è stata, quindi, un’occasione per crescere non solo dal punto di vista sportivo come atleti ed atlete, ma anche come persone che si sono trasformate nel tempo.
“C’è stata una grande crescita verso l’indipendenza. Inizialmente i ragazzi e le ragazze erano timidi verso gli altri, soprattutto considerando che qui c’è tutto il mondo – racconta l’allenatore Carlo Zaja – Per loro è stato importante esprimere le loro emozioni, poterle vivere pienamente tutti i giorni e mostrarle. Vederli lavorare intensamente per raggiungere i loro obiettivi, accettare con serenità i risultati delle gare; vivere e condividere sono una forma d’insegnamento per tutti”.
Gli Special Olympics sono stati un’opportunità di crescita per una maggiore autonomia a cui ha contribuito anche il supporto indispensabile delle #famiglie del team azzurro, che hanno dato piena fiducia a Carlo, Marianna e Paola.
“Il rapporto con le famiglie è molto delicato, perché le famiglie, giustamente, creano intorno ai loro figli una forma di difesa, in quanto li vedono fragili – spiega Carlo – Invece bisognerebbe iniziare a vedere che loro non sono così fragili, come si potrebbe pensare, e si dovrebbe aiutarli a proiettarsi sempre di più verso l’esterno”.
“C’è stato un grande lavoro con le famiglie che ci hanno affidato i loro figli, e per alcuni di loro è stata la prima esperienza in totale autonomia – aggiunge Marianna – Prima della partenza abbiamo stabilito delle regole, in modo che i ragazzi e le ragazze potessero vivere questa esperienza il più possibile in modo indipendente. Tutte le famiglie sono state meravigliose, ci hanno supportati ed hanno capito quanto questi giorni dei Giochi fossero fondamentali per i loro figli”.
Un lavoro relazionale che si è costruito nel tempo e che ha avuto come banco di prova il raduno di alcuni giorni tra atleti e staff tecnico di danza sportiva, organizzato a Roma lo scorso dicembre. In quell’occasione, “stando insieme H 24, abbiamo condiviso e affrontato tutto, abbiamo imparato a ragionare sui problemi e sul modo di superarli – spiega Marianna – Il gruppo ha sempre dimostrato di essere pronto a migliorarsi”.
Osservando la complicità e l’unione del team azzurro si ha l’impressione che siano già un gruppo di lunga data. In realtà ognuno di loro proviene da città diverse e, alcuni, anche da scuole di danza e associazioni sportive differenti.
Bina Actis, ha 21 anni, studia hip hop e vive a Collegno, in provincia di Torino; Stefano Brevi, 34 anni, specializzato nelle danze standard, vive a Casazza, vicino a Bergamo; Giada Canino, 19 anni, balla hip hop e arriva da Calolziocorte in provincia di Lecco; Elisa Parutto, ha quasi 25 anni, vive a Mestre ed è specializzata in danze accademiche; Fabio Procopio, 27 anni, vive a Rosta, in provincia di Torino, ed ha come specialità il singolo; Gaia Pezzolato, 28 anni, studia da solista ed è di Grugliasco, cittadina in provincia di Torino; Andrea Tomasoni, 28 anni, vive a Chiuduno, vicino a Bergamo, ed è specializzata in danze standard e Martina Zambarda, 24 anni, di Merano, ha come specialità l’hip hop.
Un gruppo eterogeneo, formato da atleti, che lavorano nella danza da molti anni e che sono abituati ad affrontare gare e competizioni. “La scelta della composizione dei membri del team Italia non è stata fatta solo in base alla prestanza sportiva, ma anche sulle capacità di gestione personale – spiega Carlo Zaja – Partecipare agli Special Olympics implicava cambiare ottica, ovvero non pensare di andare a giocarsi una vittoria, ma giocarsi un’esperienza con tutto il mondo. Lo stress di questi giorni, tra allenamenti, interviste, ripassi delle coreografie, conoscenze con moltissime persone, non è stato poco, e gli atleti scelti sono stati capaci a gestirlo al meglio”.
Sicuramente un’esperienza importantissima di cui ognuno di loro conserverà un ricordo particolare. Bina, Elisa, Gaia, Giada e Martina non dimenticheranno mai i nuovi amici di tutto il mondo, con cui hanno scambiato le spillette rappresentative delle nazioni, e la condivisione della stanza dell’albergo con le proprie amiche. Fabio ricorderà il supporto della sua città, Rosta, che lo ha sempre sostenuto anche con post sui canali social ufficiali dell’amministrazione comunale. Stefano conserverà il ricordo di un’esperienza che gli ha permesso di crescere molto e di diventare più autonomo. Per Andrea, invece, gli Special Olympics sono stati l’occasione per dimostrare il proprio talento nella danza.

Bardonecchia, Palazzo delle Feste, “Team Italia di Dance Sport con gli allenatori Marianna Cadei e Carlo Zaja” (ph credit Loredana Carena)
“Uno dei tanti motti di Special Olympics è quello di cambiare il mondo. Non sono parole gettate al vento – afferma Carlo – Ciò che stiamo vedendo e vivendo in questi giorni è proprio un mondo diverso, un mondo dove non ci sono barriere, dove non c’è un limite, dove c’è la voglia di condividere ogni momento da quello di gioia a quello triste. Ciò fa capire che c’è la voglia di stare insieme, di fare squadra, si scopre che si è squadra e che tutti hanno qualcosa da dire. Non ci sono differenze. Si scopre che siamo tutti importanti e che nessuno può essere messo in disparte solo perché utilizza un linguaggio diverso”.
E’ proprio vero che i limiti, di qualsiasi natura, si possono superare e che, spesso, costruiamo barriere laddovè non avrebbero motivo di esistere, complicando ciò che invece sarebbe semplice. L’esperienza degli Special Olympics ha insegnato a tutti i veri e concreti valori della vita ad iniziare dal non avere timore ad esprimere le proprie emozioni, ad essere umani e non avater di noi stessi.
Loredana Carena, 19 marzo 2025 |© Riproduzione riservata