Loredana Carena
A Palazzo Madama di Torino una mostra sui carteggi privati tra Primo Levi e i suoi interlocutori tedeschi e germanofoni
Sono diversi i modi in cui si può trattare il tema della Shoah sul quale, per quanto si scriva e se ne discuta, non è mai abbastanza per conoscere uno dei più grandi genocidi della storia.
Un’angolazione diversa di approfondimento dell’olocausto è presentata nella mostra, Giro di posta. Primo Levi, le Germanie, l’Europa, curata da Domenico Scarpa e promossa dal Centro Internazionale di Studi Primo #Levi, fondato nel 2008 a Torino con lo scopo di promuovere iniziative di approfondimento sulla figura e sulle opere di Levi.
Allestita nella Corte medievale di Palazzo Madama, l’esposizione, che ha ricevuto la Medaglia da parte del Presidente della #Repubblica, presenta la fitta rete di carteggi privati, in gran parte inediti, in cui si raccontano la situazione dell’Europa e della Germania, divisa in due, nel periodo post bellico.
La nuova geostoria europea viene tracciata, principalmente, dalle parole che emergono nelle lettere tra Primo Levi e i suoi interlocutori tedeschi e germanofoni di Levi.
Perché ha inizio questo scambio epistolare?
L’input viene dato dalla pubblicazione in tedesco nel 1961 del primo romanzo di Levi, Se questo è un uomo, stampato nel 1947 presso l‘editore torinese De Silva, dopo che era stato rifiutato da alcune case editrici tra cui l’Einaudi. Il titolo del libro appare più una domanda rivolta ai lettori, una sollecitazione ad interrogarsi sulla condizione umana prima, durante e dopo la Shoah, singolarmente e collettivamente. Si tratta di una riflessione fondamentale che investe anche il mondo dell’arte in cui, dopo la seconda guerra mondiale, si affermerà l’Arte Informale ovvero l’Art Autre.
Da quella fatidica data, il #1961, in cui venne innalzato anche il Muro di Berlino, simbolo della scissione tra Est ed Ovest, ha inizio “un’intricata rete epistolare”, in italiano, tedesco, francese ed inglese, tra Primo Levi e tra lettrici e lettori comuni; lettori, che erano anche scrittori; ex compagni dei campi di concentramento, e persino qualcuno che in Auschwitz stava “dall’altra parte”.

Torino, Palazzo Madama, “Giro di posta. Primo Levi, le Germanie, l’Europa” – photo credit @Loredana Carena

Torino, Palazzo Madama, “Giro di posta. Primo Levi, le Germanie, l’Europa” – photo credit @Loredana Carena
Il fitto carteggio è suddiviso in cinque sezioni tematiche.
Primo Levi. Un precoce pensiero europeo, che inizia nel 1941, quando Levi riceve il diploma di laurea in Chimica su cui viene indicata la dicitura stigmatizzante “di razza ebraica”.
Hermann Langbein. Un uomo formidabile, a cui Levi fu legato da una lunga amicizia; Langbein trascorse oltre sei anni di prigionia nei campi nazisti e, dopo la seconda guerra mondiale, sarà tra i più tenaci cacciatori di ex criminali nazisti e tra i principali promotori di processi contro gli uomini delle SS.
Heniz Riedt. Un tedesco anomalo, traduttore in tedesco di Se questo è un uomo e Storie naturali, Riedt, avverso al nazismo, si unì a Padova al gruppo partigiano Giustizia e Libertà con il nome di battaglia di Marino.
Giro di posta, sezione che dà il titolo alla mostra, raccoglie la “intricata rete epistolare” che dal 1966 fu tessuta intorno a Primo Levi da Hety Schmitt-Maass, addetta stampa al Ministero della Cultura dell’Assia, che mise in contatto lo scrittore torinese con alcune persone che ad Auschwitz stavano “dall’altra parte”, ad iniziare dal chimico Ferdinand Meyer.
Le lettrici e i lettori dove si raccolgono le lettere di interlocutori eterogenei che cercano di rispondere alla domanda “E’ possibile capire i tedeschi?”.

Torino, Palazzo Madama, “Giro di posta. Primo Levi, le Germanie, l’Europa” – photo credit @Loredana Carena

Torino, Palazzo Madama, “Giro di posta. Primo Levi, le Germanie, l’Europa” – photo credit @Loredana Carena
L’opportunità di conoscere i carteggi di Primo Levi proseguirà nel tempo grazie al progetto LeviNet, che ha consentito anche la realizzazione dell’esposizione a Palazzo Madama. Il progetto, coordinato presso l’Università di Ferrara da Martina Mengoni, è finanziato dallo #European Research Council e prevede la pubblicazione progressiva sino al 2027 in open access delle corrispondenze “tedesche” di Primo Levi sul sito www.levinet.eu già attivo.
Il progetto di allestimento della mostra è stato curata dal professore Gianfranco #Cavaglià e dall’architetto Anna Rita Bertorello con la collaborazione di Ars Media per la parte grafica e la comunicazione visiva.
Informazioni
“GIRO DI POSTA. Primo Levi, le Germanie, l’Europa”, 24 gennaio – 5 maggio 2025, Palazzo Madama, Corte medievale, Piazza Castello – Torino –
Orari: lunedì e da mercoledì a domenica 10-18| la biglietteria chiude alle ore 17 | chiuso il martedì
palazzomadama@fondazionetorinomusei.it
tel. +39 011 4433501
LOREDANA CARENA, 24 febbraio 2025 | © Riproduzione riservata